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Italian to Romanian: Dai Tre Re al Pacific fino al Parlapà, attraverso la Croix d’or: itinerario linguistico-culturale tra gli alberghi di Torino General field: Other
Source text - Italian
Il contributo intende illustrare persistenze e cambiamenti nella denominazione degli alberghi della città di Torino e dei suoi dintorni.
Partendo dallo spoglio di documenti inediti dell’Archivio di Stato, integrato con le indicazioni delle guide Sette-Ottocentesche, si delinea un quadro onomastico che consente di rilevare la forte resistenza delle denominazioni tradizionali, presenti già in epoca medievale in tutta Europa. La categoria più apprezzata è quella delle denominazioni che fanno riferimento alla Natività, richiamando il viaggio dei Tre Re Magi, protettori dei viandanti, che giungono a Betlemme guidati dalla stella (Tre Re, Tre Corone, Moro, Stella).
La grande religiosità del momento e la consuetudine all’identificazione dei quartieri cittadini con il nome del santo la cui chiesa dedicata lì si trovava, inducono scelte che risultano anche comode per il forestiero; si diffondono perciò, senza durare però a lungo, forse anche a causa dei cambiamenti della struttura della città, gli albergi denominati San Giorgio, San Claudio, San Gioanni, San Marco, San Simone…
Il Quattro-Cinquecento è però anche un momento di grande fermento sul piano politico europeo: monarchi e signori si scontrano sui campi di battaglia per ampliare i loro domini e s’incontrano nelle corti per tessere alleanze e combinare matrimoni. Il riflesso dell’onnipotenza dell’aristocrazia porta alla diffusione dei segni degli stemmi araldici, che sottolineano di fronte al popolo i legami d’amicizia del proprio signore con le potenze straniere: corone, croci, animali nobili (leone, aquila) si proiettano sulle insegne dei locali pubblici.
Poiché questi alberghi in antico non offrono solo ricovero per la notte, ma sono anche osterie dove si mangia e si beve, hanno buona accoglienza pure le denominazioni di animali da… tavola, come il bue, il vitello, la cacciagione in genere (anitra, pernice), apprezzata dai signori, che erano sempre grandi cacciatori e che lasciano traccia delle loro attività anche attraverso denominazioni come La Chasse. Il potente vino delle terre piemontesi è evidenziato dalla Bottalla d’oro e dall’Insegna dell’Uga.
Nel Settecento, aperto al mondo esterno, compaiono le citazioni degli stati Europei ormai assestati (Inghilterra, Spagna, poi Gran Bretagna, Svizzera), accanto al richiamo dei dazi da pagare da parte dei forestieri (Dogana vecchia, Dogana Nuova).
L’Ottocento è il secolo del cavallo: bianco, bigio, rosso, grigio, entra anche nella letteratura attraverso un poesia La notte santa (1914), dovuta ad un autore locale, Guido Gozzano (“O voi del Caval Grigio… ).
La civiltà avanza, la città si sviluppa e gli alberghi si adeguano, trasmettendo memoria delle grandi opere attraverso il Ponte nuovo di Dora, il Ponte nuovo di Po, il Casino di Ponte Stura.
La lunga tradizione si interrompe nel XXI secolo, quando il morbus anglicus diventa epidemico, aprendo le porte ai vari Cosmopolitan, Continental, Diplomatic, Holiday Inn, Express by Holiday Inn, Green Hotel, Master Hotel, Pacific, Sporting, Tourist, Chelsea, e persino Olympic nella città che ha ospitato le olimpiadi e costruito uno stadio olimpico.
La rivincita potrebbe nascere dal recupero del dialetto, che però, a livello di alberghi, risulta piuttosto scarso, come appare dai pochi esempi reperiti: il Parlapà e il Brindor a Torino e la Ca’ dl’uva ad Alba, al centro delle Langhe, dove il vino brilla per ecellenza.
Debole ancora di salvezza il collegamento con i fatti locali, che hanno generato denominazioni come Solferino, in memoria di una battaglia risorgimentale, Mirafiori, probabile omaggio allo stabilimento FIAT, essendosi ormai perduta la coscienza delle origini del nome. Da nondimenticare il richiamo pubblicitario della Mole, simbolo di Torino, e il riflesso inevitabile della dinastia sabauda, cui resta legato il più elegante albergo della città, il Principi di Piemonte.
Se le categorie individuabili consentono di tracciare una breve storia della città, gli aspetti linguistici aggiungono altre note, dalle quali si rileva il rapporto con la parlata locale.
Il Piemonte, terra di frontiera tra Italia e Francia, dalla metà del Cinquecento per volere del Duca orientato verso l’Italia, mostra già prima di quel momento cruciale, attraverso le denominazioni degli alberghi, il suo profilo italiano. Ne sono testimonianza l’Angelo, il Gallo, Le Chiavi, di quattrocentesca memoria, che se, quando trasmesse da testi a stampa non garantiscono l’esattezza della forma, diventano tracce sicure quando si ripropongono immutate nei manoscritti degli anni immediatamente successivi.
Tra Cinque e Seicento emergono invece labili tracce dialettali (Insegna del Paradis, Morero bianco), parzialmente coperte da italianizzazione, mentre nessuna infiltrazione di francese compare prima del Settecento. Il primo esempio ritrovato, La Bonne Femme, poggia sull’uso linguistico della corte, da sempre ancorata al francese, anche in ragione del bilinguismo corrente nelle alte sfere dell’allora Ducato di Savoia, di cui il Piemonte era parte.
Il francese mostrerà invece il suo predominio durante l’occupazione napoleonica, quando la lingua ufficiale, compresa quella delle insegne, sarà imposta dai dominatori. Per un breve periodo, tuttavia, presto cancellata dalla spinta risorgimentale che sarà necessariamente italiana.
Del morbus anglicus dei nostri tempi abbiamo già detto, ma sottolineiamo qui la sua forza dirompente, contro la quale vanamente lotta il dialetto, privo di sostegni che possano incidere sugli utenti, contrariamente a quanto accade per i ristoranti, dove i prodotti della gastronomia locale sollecitano un richiamo pubblicitario locale anche attraverso le insegne. Ma questa è un’altra storia.
Translation - Romanian Această contribuţie intenţionează să ilustreze atât continuităţile cât și schimbările denumirilor hotelurilor din orașul Torino și din împrejurimile sale.
Pornind de la examinarea documentelor nepublicate ale Arhivei de Stat și de la indicațiile din ghidurile secolelor XVIII-XIX, se conturează un cadru onomastic care reliefează o rezistență puternică a denumirilor tradiționale, deja prezente în Europa încă din Evul Mediu. Cea mai răspândită categorie de nume este cea care face referire la Nașterea Domnului, amintind de călătoria celor Trei Magi, protectorii călătorilor, care vin la Betleem ghidaţi de o Stea (Tre Re ‚Trei Regi’, Tre Corone ‚Trei Coroane’, Moro ‚Maurul’, Stella ‚Steaua’).
Marea religiozitate a momentului și tradiţia denumirii anumitor zone ale orașului după sfântul care patronează biserica din zona respectivă înlesnesc alegerile turistului. Prin urmare, sunt din ce în ce mai frecvente hotelurile cu nume ca San Giorgio, San Claudio, San Gioanni, San Marco şi San Simone, deşi ele nu rezistă foarte mult, poate tocmai din cauza schimbărilor în structura orașului
De asemenea, secolele XV și XVI reprezintă o perioadă de mari tulburări pe plan politic european: monarhi și lorzi se confruntă pe câmpul de luptă pentru a-şi extinde domeniile și se întâlnesc la curte pentru a forma alianţe şi pentru a aranja căsătorii. Omnipotenţa aristocraţiei are drept consecinţă răspândirea blazoanelor, care subliniau în faţa oamenilor de rând legăturile de prietenie ale lordului cu puterile străine; astfel, coroane, cruci, animale nobile (leu, vultur) apar pe emblemele instituţiilor publice.
Deoarece în vremurile de demult aceste hoteluri erau atât un adăpost pentru noapte, cât şi localuri unde se putea mânca și bea, sunt preferate numele animalelor... de masă, precum boul şi vițelul sau vânatul în general (rață, potârniche), apreciat de către lorzi, care au fost întotdeauna mari vânători și care lasă mărturie a activităților lor nume cum ar fi La Chasse (‚vânătoarea’). Vinul tare din Piemonte este scos în evidență prin numele Bottalla d’oro şi Insegna dell’Uga (Bottalla şi Insegna sunt numele unor familii nobile din Italia).
În secolul al XVIII-lea, deschis la lumea exterioară, apar referinţe la statele europene deja atestate (Inghilterra ‚Anglia’, Spagna ‚Spania’, apoi Gran Bretagna ‚Marea Britanie’, Svizzera ‚Elveţia’), alături de menţiuni referitoare la dările care trebuiau plătite de către străini (Dogana vecchia ‚Taxa vamală veche’, Dogana Nuova ‚Taxa vamală nouă’).
Secolul al XIX-lea a fost secolul calului: alb, sur, roșu, gri; acesta apare, de asemenea, în literatură prin poezia La notte santa [Noaptea sfântă] (1914), atribuită unui autor local, Guido Gozzano („O voi del Caval Grigio…” [O, voi, cei din Calul Gri...]).
Civilizația progresează, orașul se dezvoltă și hotelurile se adaptează, păstrând amintirea marilor lucrări prin intermediul unor nume ca Ponte nuovo di Dora (‚Podul nou peste Dora’), Ponte nuovo di Po (‚Podul nou peste Po’) şi Casino di Ponte Stura (‚Cazinoul din zona Ponte Stura’).
Lunga tradiție a fost întreruptă în secolul al XXI-lea, atunci când morbus anglicus devine epidemic, determinând apariţia unor nume de hoteluri diverse, cum ar fi Cosmopolitan, Continental, Diplomatic, Holiday Inn, Express by Holiday Inn, Green Hotel, Master Hotel, Pacific, Sporting, Tourist, Chelsea și chiar Olympic, în oraşul care a găzduit Jocurile Olimpice și în care e construit un stadion olimpic.
Această orientare onomastică se poate contracara prin recuperarea dialectului, care, în ceea ce priveşte hotelurile, pare a fi destul de rar folosit, puţinele exemple fiind Parlapà şi Brindor din Torino sau Ca’ dl’uva în Alba, din centrul regiunii Langhe, unde vinul este un element reprezentativ.
Puţinele şanse de salvare le reprezintă conexiunile cu evenimente locale, care au generat denumiri precum Solferino (în memoria unei bătălii triumfătoare) şi Mirafiori (un posibil omagiu adus uzinei FIAT), conştiinţa originii numelui fiind deja pierdută. Să nu uităm nici de emblema oraşului Torino, faimoasa clădire Mole, simbol indubitabil al dinastiei Savoia, de care aparţine şi cel mai elegant hotel din oraş, Principi di Piemonte.
Deşi categoriile identificate permit schiţarea unui scurt istoric al oraşului, aspectele lingvistice adaugă alte note, care scot la iveală raportul cu dialectul local.
Regiunea Piemonte, o zonă de graniţă între Italia şi Franţa începând cu jumătatea secolului al XVI-lea, prin voinţa Ducelui, îşi dezvăluie faţa italiană încă dinaintea acestui moment crucial, prin denumirile hotelurilor. Ne sunt mărturie hotelurile Angelo (‚înger’), Gallo (‚cocoş’) şi Le Chiavi (‚cheile’), datând din secolul al XV-lea; deşi nu garantează precizia structurii când sunt transmise prin texte tipărite, devin dovezi sigure atunci când sunt propuse din nou, neschimbate, în manuscrisele din anii următori.
În schimb, între secolele XVI şi XVII apar vagi urme dialectale (Insegna del Paradis, Morero bianco), parţial italienizate, dar nu se găseşte nici urmă de infiltrare franceză înainte de secolul al XVIII-lea. Primul exemplu găsit, La Bonne Femme (‚femeia cea bună’), se datorează obiceiului lingvistic al Curţii, dintotdeauna legată de limba franceză, şi bilingvismului regăsit la înaltele trepte ale Ducatului de Savoia din acele vremuri, din care făcea parte şi regiunea Piemonte.
Din contră, franceza se va dovedi predominantă în timpul ocupaţiei napoleoniene, când atît limba oficială cît şi cea de pe însemne va fi stabilită de dominatori. Totuşi, această schimbare va avea loc pentru o scurtă perioadă de timp, deoarece va fi repede anulată de apariţia curentului Risorgimento.
De fenomenul morbus anglicus din zilele noastre am vorbit deja, dar subliniem aici forţa sa explozivă, împotriva căreia luptă în zadar dialectul, privat de susţinerea care să poată influenţa vorbitorii. O situaţie opusă este cea a restaurantelor, unde produsele din gastronomia locală fac reclamă specificului local şi prin intermediul decoraţiunilor. Dar aceasta este o altă poveste.
Italian to English: Dai Tre Re al Pacific fino al Parlapà, attraverso la Croix d’or: itinerario linguistico-culturale tra gli alberghi di Torino General field: Art/Literary Detailed field: Linguistics
Source text - Italian
Il contributo intende illustrare persistenze e cambiamenti nella denominazione degli alberghi della città di Torino e dei suoi dintorni.
Partendo dallo spoglio di documenti inediti dell’Archivio di Stato, integrato con le indicazioni delle guide Sette-Ottocentesche, si delinea un quadro onomastico che consente di rilevare la forte resistenza delle denominazioni tradizionali, presenti già in epoca medievale in tutta Europa. La categoria più apprezzata è quella delle denominazioni che fanno riferimento alla Natività, richiamando il viaggio dei Tre Re Magi, protettori dei viandanti, che giungono a Betlemme guidati dalla stella (Tre Re, Tre Corone, Moro, Stella).
La grande religiosità del momento e la consuetudine all’identificazione dei quartieri cittadini con il nome del santo la cui chiesa dedicata lì si trovava, inducono scelte che risultano anche comode per il forestiero; si diffondono perciò, senza durare però a lungo, forse anche a causa dei cambiamenti della struttura della città, gli albergi denominati San Giorgio, San Claudio, San Gioanni, San Marco, San Simone…
Il Quattro-Cinquecento è però anche un momento di grande fermento sul piano politico europeo: monarchi e signori si scontrano sui campi di battaglia per ampliare i loro domini e s’incontrano nelle corti per tessere alleanze e combinare matrimoni. Il riflesso dell’onnipotenza dell’aristocrazia porta alla diffusione dei segni degli stemmi araldici, che sottolineano di fronte al popolo i legami d’amicizia del proprio signore con le potenze straniere: corone, croci, animali nobili (leone, aquila) si proiettano sulle insegne dei locali pubblici.
Poiché questi alberghi in antico non offrono solo ricovero per la notte, ma sono anche osterie dove si mangia e si beve, hanno buona accoglienza pure le denominazioni di animali da… tavola, come il bue, il vitello, la cacciagione in genere (anitra, pernice), apprezzata dai signori, che erano sempre grandi cacciatori e che lasciano traccia delle loro attività anche attraverso denominazioni come La Chasse. Il potente vino delle terre piemontesi è evidenziato dalla Bottalla d’oro e dall’Insegna dell’Uga.
Nel Settecento, aperto al mondo esterno, compaiono le citazioni degli stati Europei ormai assestati (Inghilterra, Spagna, poi Gran Bretagna, Svizzera), accanto al richiamo dei dazi da pagare da parte dei forestieri (Dogana vecchia, Dogana Nuova).
L’Ottocento è il secolo del cavallo: bianco, bigio, rosso, grigio, entra anche nella letteratura attraverso un poesia La notte santa (1914), dovuta ad un autore locale, Guido Gozzano (“O voi del Caval Grigio… ).
La civiltà avanza, la città si sviluppa e gli alberghi si adeguano, trasmettendo memoria delle grandi opere attraverso il Ponte nuovo di Dora, il Ponte nuovo di Po, il Casino di Ponte Stura.
La lunga tradizione si interrompe nel XXI secolo, quando il morbus anglicus diventa epidemico, aprendo le porte ai vari Cosmopolitan, Continental, Diplomatic, Holiday Inn, Express by Holiday Inn, Green Hotel, Master Hotel, Pacific, Sporting, Tourist, Chelsea, e persino Olympic nella città che ha ospitato le olimpiadi e costruito uno stadio olimpico.
La rivincita potrebbe nascere dal recupero del dialetto, che però, a livello di alberghi, risulta piuttosto scarso, come appare dai pochi esempi reperiti: il Parlapà e il Brindor a Torino e la Ca’ dl’uva ad Alba, al centro delle Langhe, dove il vino brilla per ecellenza.
Debole ancora di salvezza il collegamento con i fatti locali, che hanno generato denominazioni come Solferino, in memoria di una battaglia risorgimentale, Mirafiori, probabile omaggio allo stabilimento FIAT, essendosi ormai perduta la coscienza delle origini del nome. Da nondimenticare il richiamo pubblicitario della Mole, simbolo di Torino, e il riflesso inevitabile della dinastia sabauda, cui resta legato il più elegante albergo della città, il Principi di Piemonte.
Se le categorie individuabili consentono di tracciare una breve storia della città, gli aspetti linguistici aggiungono altre note, dalle quali si rileva il rapporto con la parlata locale.
Il Piemonte, terra di frontiera tra Italia e Francia, dalla metà del Cinquecento per volere del Duca orientato verso l’Italia, mostra già prima di quel momento cruciale, attraverso le denominazioni degli alberghi, il suo profilo italiano. Ne sono testimonianza l’Angelo, il Gallo, Le Chiavi, di quattrocentesca memoria, che se, quando trasmesse da testi a stampa non garantiscono l’esattezza della forma, diventano tracce sicure quando si ripropongono immutate nei manoscritti degli anni immediatamente successivi.
Tra Cinque e Seicento emergono invece labili tracce dialettali (Insegna del Paradis, Morero bianco), parzialmente coperte da italianizzazione, mentre nessuna infiltrazione di francese compare prima del Settecento. Il primo esempio ritrovato, La Bonne Femme, poggia sull’uso linguistico della corte, da sempre ancorata al francese, anche in ragione del bilinguismo corrente nelle alte sfere dell’allora Ducato di Savoia, di cui il Piemonte era parte.
Il francese mostrerà invece il suo predominio durante l’occupazione napoleonica, quando la lingua ufficiale, compresa quella delle insegne, sarà imposta dai dominatori. Per un breve periodo, tuttavia, presto cancellata dalla spinta risorgimentale che sarà necessariamente italiana.
Del morbus anglicus dei nostri tempi abbiamo già detto, ma sottolineiamo qui la sua forza dirompente, contro la quale vanamente lotta il dialetto, privo di sostegni che possano incidere sugli utenti, contrariamente a quanto accade per i ristoranti, dove i prodotti della gastronomia locale sollecitano un richiamo pubblicitario locale anche attraverso le insegne. Ma questa è un’altra storia.
Translation - English This contribution aims to illustrate the elements of continuity and change in the names of hotels in the city of Turin and its surroundings.
Starting with the examination of unpublished documents from the Italian public archives and references of the eighteenth and nineteenth centuries, we can outline an onomastic framework that underlines the strong resistance of traditional names, already present throughout Europe in the medieval era. The most appreciated category of names is the one that refers to the Nativity, recalling the journey of the Three Wise Men, the Saint Patrons of travelers, who arrive in Bethlehem led by the Star in the East (Tre Re ‘Three Kings’, Tre Corone ‘Three Crowns’, Moro ‘Moor’, Stella ‘Star’).
Today’s religiosity and the tradition of naming public areas after a saint to whom the church situated in a given area was dedicated help the foreigner decide where to go; thus, hotels called San Giorgio, San Claudio, San Giovanni, San Marco, San Simone appear, but they are not long lasting, perhaps because of changes in the structure of the city.
The fifteenth and sixteenth centuries also mark a time of great political tension on a European scale: monarchs and lords confront one other on the battlefield to expand their domains and meet in courts to form alliances and arranged weddings. The aristocracy’s omnipotence leads to the dissemination of the heraldic coat of arms, which represent the alliance between a Lord and other powers. Thus, crowns, crosses and noble animals (such as the lion or the eagle) appear on emblems of public institutions.
Since at that time hotels were not only shelters in the nighttime but also inns where one could eat and drink, there was a marked preference for designations based on names of animals, such as the ox and calf, or game animals in general (duck, partridge), appreciated by the Lords, who were always great hunters and left traces of their activities through names such as La Chasse (‘the hunt’). The strong wine of the Piedmont region is highlighted in brands such as Bottalla d’oro and Insegna dell’Uga (Bottalla and Insegna are titles of Italian noble families).
In the eighteenth century, which proved more open to the outside world, there appear references to the already established European states (Inghilterra ‘England’, Spagna ‘Spain’, then Gran Bretagna ‘Great Britain’, Svizzera ‘Switzerland’), along with the recall of customs duties to be paid by foreigners (Dogana vecchia ‘old customs duty’, Dogana Nuova ‘new customs duty’).
The nineteenth century is dedicated to horses: white, ashen, red or grey. They are also present in literature through the poem La notte santa [The Holy Night] (1914), written by a local author named Guido Gozzano (“O voi del Caval Grigio…” [Oh, you, those from The Grey Horse…”).
The society advances, the city develops and hotels adapt, keeping the memory of great works through names like Ponte nuovo di Dora (‘new bridge across the Dora river’), Ponte nuovo di Po (‘new bridge across the Po river’) and Casino di Ponte Stura (‘the casino from Ponte Stura’).
The long tradition was interrupted in the twenty-first century, when the morbus anglicus became epidemic, giving way to the appearance of hotel names such as Cosmopolitan, Continental, Diplomatic, Holiday Inn, Express by Holiday Inn, Green Hotel, Master Hotel, Pacific, Sporting, Tourist, Chelsea, and also the Olympic, in the city that hosted the Olympics and where there is an Olympic stadium.
This onomastic orientation can be countered by turning back to the dialect, which, as regards names of hotels, is almost entirely absent, as it can seldom be found in examples: the Parlapà and the Brindor in Turin and the Ca’dl’uva from Alba, in the center of Langhe region, where the wine stands out through its excellence.
Although scarce, the only chances of survival are the connection with local facts, which generated names like Solferino (in memory of a battle of the Risorgimento), Mirafiori (probably a tribute to the FIAT plant); the consciousness of the origins of such names has been lost. One should not forget of the emblem of the city of Turin, the famous building Mole, a symbol of the Savoy dynasty, which also “patrons” the most elegant hotel in the city, Principi di Piemonte.
If the individual categories identified allow us to trace a brief history of the city, the language issues add other notes, from which one can detect the relationship with the local dialect.
The Piedmont, a borderland between Italy and France, starting from the mid-sixteenth century by order of the Duke, shows its Italian alliegence even before that crucial moment, through names of hotels. This is testified by the hotels named Angelo (‘angel’), Gallo (‘rooster’) şi Le Chiavi (‘the keys’), which date to the fifteenth century. Even when taken from printed texts, these names do not guarantee the accuracy of the form, but this becomes certain when they reoccur unchanged in the manuscripts of the following years.
During the sixteenth and seventeenth centuries rather faint traces of dialect emerge (Insegna del Paradis, Morero bianco), partially Italianised, while no infiltration of French appears before the eighteenth century. The first example found, La Bonne Femme (‘the good woman’), relies on the language preference of the court, which always showed its support of the French, and also on the bilingualism found in the upper echelons of the Dukedom of Savoy, of which Piedmont was a part.
The French language will instead prove its dominance during the Napoleonic occupation, when the official language, including that of signs, will be imposed by the rulers. However, this shift lasted for a brief period, as it was soon reversed by what was to become the Italian Risorgimento.
We have already talked about the morbus anglicus of our times, but we need to re-emphasise its explosive force, against which the dialect struggles in vain, being deprived of the support that can influence the users. This is contrary to what happens in the case of restaurants, where local gastronomy advertises the specific characteristics of the area by means decorations. But that is another story.
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Translation education
Bachelor's degree - North University of Baia Mare
Experience
Years of experience: 14. Registered at ProZ.com: Jan 2012.
Romanian to English (Babeş-Bolyai University, Faculty of Letters, Foreign Applied Languages) English to Romanian (Babeş-Bolyai University, Faculty of Letters, Foreign Applied Languages) Italian to Romanian (Babeş-Bolyai University, Faculty of Letters, Foreign Applied Languages) French to Romanian (Babeş-Bolyai University, Faculty of Letters, Foreign Applied Languages) French to English (Babeş-Bolyai University, Faculty of Letters, Foreign Applied Languages)
Italian to English (Università degli Studi di Cagliari)
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